lunedì 2 febbraio 2009

LE PROVINCE, LA CASTA E IL PD (CHE FLIRTA CON LA LEGA)


Dice un mio amico: in Italia si possono cancellare posti di lavoro, diritti, libertà, ma non i privilegi della casta politica.
Ha ragione. E il motivo sta proprio in quella parola: casta. La casta non è una questione di centrodestra o centrosinistra, è trasversale. La casta è privilegi, è lavori politici e dati per ragione politiche. E’ l’insieme di tutte quelle classi di piccoli e grandi politici che affollano il parlamento, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane. Che si spartiscono le municipalizzate, le partecipate. Una malattia costosa per il cittadino, che si diffonde in tutto il corpo del Paese e finisce per controllarlo.
In questo orizzonte si colloca benissimo la difesa delle Province. Inutili organi elettivi, che potrebbero benissimo essere sostituiti da organizzazioni burocratiche, magari di controllo prefettizio. O semplicemente le si potrebbe cacellare, affidando i compiti di coordinamento alle Unioni dei Comuni. Meglio ancora se in un quadro in cui il numero dei Comuni venisse ridotto. Mica per tagliare, così a caso, ma per realizzare una razionalizzazione delle istituzioni locali. Come in economia, la dimensione conta. E più piccoli si è, meno si vale e meno si è efficaci.
Io non mi sono sorpreso per il voto di “sostegno” al documento Upi (praticamente un salvagente per le province) dato dal Pd in consiglio provinciale a Treviso. Se quello che raccontano è vero, ci sono serie e avviate trattative tra Lega e Pd per accordi elettorali alle prossime elezioni. In che forma non lo so, ma ultimamente questo cosa la raccontano anche i sassi. E allora perché dovrebbero farsi i dispettucci? Tanto, mica pagano loro. Paga pantalone, cioè noi. Paga pantalone e paga per niente. Per le province, inutili. Per mantenere un pezzo di casta. Ah, chissà se la Lega degli anni ’90, la forza che aveva portato fuori le sacrosante ragioni del Nord contro lo stato centralista e sprecone, sarebbe stata dalla parte della casta, o del popolo.

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