giovedì 25 marzo 2010

Occupazione, riqualificare lavoro verso sanità e assistenza


"Avviare subito veri percorsi di riqualificazione professionale e scolarizzazione permanente per compensare il deficit di personale infermieristico in Veneto, stimato in almeno tremila unità. Una carenza di operatori che sposta le visite verso il settore privato e che drena, solo in provincia di Treviso, risorse dalle famiglie per un valore, solo riferito al saldo al netto delle spese dei di ricavi per la sanità privata, stimabile intorno ai 2 milioni e mezzo di euro. Così la sanità pubblica va allo sfascio".
E' la proposta lanciata oggi da Paolo Camolei, candidato al Consiglio Regionale del Veneto nella lista dell'Unione di Centro.
"Si tratta - ha spiegato Camolei - di dati che spiegano tutto della situazione complessa in cui versa il servizio sanitario nella nostra Regione, a fronte del più basso livello nazionale di spesa sanitaria procapite, pari a 1.590 euro annui per cittadino. Questo senza contare l'effetto economico sui bilanci familiari delle spese per le cure dentistiche, cioè una branca del servizio di medicina che è stato sostanzialmente privatizzato, senza alcun meccanismo di controllo sui costi e su un mercato in cui la concorrenza praticamente non esiste".
"Per risolvere questo problema - ha proseguito Camolei - è necessario innanzitutto adeguare il personale ai bisogni di salute dei veneti. Le liste di attesa sono inefficienze gravi che non possono diventare anche la scusa per una privatizzazione silenziosa. Credo sia invece possibile immaginare, in questa fase di difficoltà per il servizio sanitario regionale e per l'occupazione, di prendere come esempio quanto è stato fatto in altri paesi europei, cioè realizzare veri percorsi di riqualificazione professionale e formazione permanente, calibrati per spostare lavoro inoccupato e con scarse possibilità di essere riassorbito nei settori di provenienza verso comparti in cui vi sia maggiore bisogno di persone".
"Non è possibile - ha concluso Camolei - che la nostra sia una Regione con alti tassi di disoccupazione che però continua ad importare dall'estero personale scarsamente qualificato per l'assistenza alle persone quando potremmo formare, proprio per le necessità del servizio di sanità e assistenza, nuove figure professionali, risolvendo, in una prospettiva di medio-breve termine, un po' dei problemi del mercato del lavoro".

Treviso, 25-3-2010

martedì 16 marzo 2010

PICCOLE GRANDI SOPRAFFAZIONI ELETTORALI


D'accordo: lo fanno tutti e, dicono, si è sempre fatto.
Ma sarà anche perchè io sono alla mia prima elezione regionale,ma questa cosa della guerra dei manifesti, cioè coprirsi a vicenda, proprio non la capisco.
Mi dicono i miei esperti di comunicazione che il manifesto non becca un voto; io evidentemente ho chiesto loro perchè gli abbiamo fatti, e la risposta, disarmante, è stata: perchè si deve, vedi mai che a qualcuno la faccia piace.
Scherzi a parte, in tre giorni ho coperto la città, negli spazi in cui potevo, del mio bel faccione. In tre ore gli attacchini della Lega hanno coperto tutto. Mica solo i miei: anche gli altri di quella riga.
La risposta della mia squadra è stata: e noi copriamo i loro. Ah, sì? E per quanto giocheremo al gatto e al topo che si rincorrono? Risposta: fino a domaneica mattina.
Ok. Quindi la sopraffazione, per quel che vale, del manifesto è, a tutti gli effetti, un legittimo strumento di campagna elettorale.
Segno dei tempi, anzi dello stato penoso con cui facciamo politica in questo Paese, a contare, ad essere un metodo, sono le piccole e grandi sopraffazioni

giovedì 11 marzo 2010

CHE BRAVI CHE SIAM, VOTATECI TUTTI. IL BESTIARIO DEI CANDIDATI MAGHETTI


Ma che bravi che siamo, noi candidati. Ma quante cose sappiamo, ma per quanto cose ci impegneremo, quante cose faremo.
Scorro le pagine dei giornali, guardo i siti internet: una ne diciamo, noi candidati, cento ne promettiamo. Di tutto e di più. Ce ne fosse uno che dice "io cercherò di fare". L'uso dei tempi verbali invece non lascia dubbi: io farò. Farò che sarete più felici, che lavorerete di più e guadagnerete meglio, che pagherete meno tasse ma avrete anche più servizi, che se siete anziani vi sentirete giovani, se siete giovani vi faremo diventare subito maturi.
Via le liste d'attesa negli ospedali, via la cassa integrazione: più che candidati sembriamo dei maghetti.
Certo che voi elettori, per crederci e votarci, dovete essere proprio degli storditi. Ma come si fa a credere a quiesta valaga di cretinate, a questa fiera dell'insulto all'intelligenza, della pronmessa vana, dell'oscenità intellettuale? Perchè la verità, cari elettori e care elettrici, è che noi canidati consiglieri, alla fine, contiamoe e se eletti conteremo solo per una cosa: l'impegno. Io mi impegnerò, se mai fossi eletto, a cercare di portare in Consiglio e, sogno dei sogni, a far passare, qualche proposta delle mie. Oppure delle vostre. Ci riuscirò? E chi lo sa. Più no che sì, magari.
Io vado avanti con la mia piccola campagna elettorale, sperando che abbastanza di voi abbiano fiducia in quello che sono, quello che ho dimostrato, le cose in cui credo e contro cui, questa non è una promessa ma un giuramente solenne, di certo non andrò. Per il resto, cari elettori, il sottoscritto vi promette solo di non promettervi nulla. Nel mondo dei pifferai magici mi sento fuori posto. E' per questo che mi sono buttato a capofitto nella poltica che non mi piace: vedi mai che qualche cosa si riesca a cambiare.
Buona campagna, amici, e buone promesse a tutti.

mercoledì 10 marzo 2010

GLI AVVERTIMENTI MAFIOSI A UNICREDIT


Credo che molti di voi oggi ( i trevigiani, alemno) abbiano letto gli articoli sui giornali locali relativi all'attacco di zaia a Unicredit.
Sono di corsa, quindi per commentare vi posto il comunicato stampa che ho mandato oggi agli organi di informazione




COMUNICATO STAMPA




Attacco di Zaia alle banche, risponde Paolo Camolei
"Unicredit, dalla Lega avvertimenti mafiosi e di regime"
"Sanno solo mettere contro, è una cultura distruttiva che atteggiamento politicamente sconcio che manda ai nostri imprenditori in difficoltà un messaggio profondamente sbagliato"



"Quelli di Zaia a Unicredit sono avvertimenti mafiosi formulati con la grammatica arrogante del regime".
Lo ha detto oggi Paolo Camolei, candidato nelle liste dell'Unione di Centro alle prossime elezioni regionali.
"La Lega sa solo mettere contro - ha attaccato Camolei - italiani contro stranieri, lavoratori autonomi contro dipendenti, dialetto contro inglese, adesso anche artigiani e piccoli imprenditori contro questa o quella banca. Ho gli incubi a pensare che questa cultura distruttiva, che coltiva il tanto peggio tanto meglio a scopo elettorale, diventi cultura di governo nella nostra regione".
"Rispetto alla stretta del credito - ha proseguito il candidato dell'Udc - le banche hanno certamente responsabilità: non si può prima dare dosi sempre più alte di debito e poi chiudere i rubinetti di colpo. Ma quello che fa Zaia è politicamente sconcio e manda un segnale profondamente sbagliato alle imprese: invece di lanciare questi velati appelli al boicottaggio, bisogna piuttosto insegnare come comportarsi rispetto ai nuovi scenari bancari. Agli imprenditori serve capire come tirare avanti e come adattarsi alle nuove condizioni del mercato, non farsi dare in mano un mattone da tirare contro la vetrina di una filiale".
"Quanto alle Olimpiadi e all'appoggio di Unicredit alla candidatura di Roma - ha concluso Camolei - è chiaro che la Lega ne fa una demagogica ossessione mediatica. A tutti piacerebbe vedere i giochi dei cinque cerchi nel Veneto, ma sono sicuro che alle famiglie trevigiane prema di più sapere di potere tornare a vivere con serenità invece che tirare a campare in mezzo alla crisi del lavoro".

martedì 2 marzo 2010

IL PEGGIO DEL PEGGIO


Ingenui, se pensate che il casino della lista Polverini in Lazio, che ha affossato il candidato del centrodestra, sia solo il frutto della stupidità di un bamboccione della libertà, distrattosi con un panino galeotto al bar.
La promessa è stata mantenuta: la faremo pagare a Fini. Come? Creandogli il vuoto intorno.
L’unico contributo (non a caso di qualità, per una volta il centrodestra presentava un candidato con uno straccio di consapevolezza sociale, un po’ di buon senso e non la solita faccia bella) che Fini ha dato se lo sono bruciati.
Che cosa c’è dietro lo capiremo solo nei prossimi giorni. L’esclusione della Polverini (sui guai di Formigoni non mi esprimo, quella storia puzza meno di congiura) è la Sarajevo che serve all’imperatore per scatenare una resa dei conti.
La figura, in sé, è pessima. Ed è un peccato: Renata Polverini componeva, con la Bonino, una ottima coppia di candidate. Non solo donne, ma soprattutto brave. E solo l’insulsaggine della Rai avrebbe privato noi, ma soprattutto gli elettori del Lazio, di una bella contesa alla televisione pubblica.
Adesso invece di gustarci la supersfida Bonino-Polverini ci toccherà goderci il day after del centrodestra in questa sfrenata e autodistruttiva corsa alla demolizione di tutto quello che non serve a fare gli interessi di uno contrapposti alle speranze di tutti. E meno male che a Roma, nei palazzi governativi, non è venuta la voglia di usare il solito strumento stragista della norma e della legalità, con una di quelle leggine che piacciono tanto e che sanano in un battibaleno che sembra un colpo di stato le sozzerie della peggiore politica del vecchio continente.
Gli esperimenti di un centrodestra diverso, con un centro forte e ben rappresentato, se ne vanno alla malora. E’ in salute solo l’alleanza tra Pdl e Lega, cioè il peggio che l’elettorato moderato si vede presentare, ma che non è, vivaddio, costretto a sorbirsi per forza.

lunedì 1 marzo 2010

HANNO PAURA, PER QUESTO IMBAVAGLIANO L'INFORMAZIONE


Beccatevi questa: http://www.corriere.it/politica/10_marzo_01/cda-rai-stop-talk-show_b7dd4ca2-252a-11df-98c5-00144f02aabe.shtml

Ovvero dobbiamo essere tutti consapevoli che il potere non vuole che di politica si parli e si discuta. Ma che campagna elettorale è senza talk show? Una campagna di regime.
Mettiamola così: la gente è preoccupata, tanti sono senza lavoro, più poveri. Ci chiediamo che cosa stia succedendo ma soprattutto che cosa stanno facendo "quelli" che hanno vinto le ultime elezioni. E' troppo, chiedere? Sì. Chiedere e sapere è troppo per il regime padano-berlusconiano. Loro, che hanno in mano tutto e possono fare dell'informazione (ma non nella rete) quello che vogliono, imbavagliano la verità, la discussione, la contrapposizione delle idee. Non sia mai che qualcuno, deluso da Berlusconi che si fa gli affari suoi e dalla Lega che si fa i propri ( e i nostri?)possa cambiare idea.
E allora sotto con la campagna elettorale degli spot, dove vince chi racconta la balla più colossale, fa la promessa più audace, ovviamente da non mantenere. Dove, soprattutto, vince chi ha più soldi. Che nel nostro caso corrisponde a chi ha meno interesse a confrontarsi con gli altri.

E questi sarebbero quelli del popolo della libertà?