lunedì 23 febbraio 2009

«A Firenze votare Renzi è possibile Pd, dopo le Europee qualcosa avverrà»


intervista a Pierferdinando Casini pubblicata oggi dal Corriere della Sera

Pier Ferdinando Casini non ha fretta. Lui sta già al centro e «gli altri stanno capendo», anzi qualcuno «ha già capito». Arriveranno. Ma perché forzare i tempi? «Il Pd con Franceschini ha fatto la sua scelta», si sta spostando più a sinistra, e «le europee saranno lo spartiacque: allora si capiranno quali sono i rapporti di forza». E le decisioni saranno più facili. Ma l'appello per i cattolici è pressante: «Lontano dal centro rischiano di essere irrilevanti ». Perché non hanno spazio i temi «che più contano». E cioè la difesa della vita, che sia il testamento biologico o la salute degli immigrati. In altre parole: i vari Francesco Rutelli, Enrico Letta, insieme a teodem di varia origine e ispirazione, forse anche qualche ex popolare, sanno bene che, al momento opportuno, saranno accolti con tutti gli onori nel progetto centrista, avviato dall'Udc con l'autonomia da Berlusconi alle ultime Politiche. Nel frattempo, via libera ad altre alleanze locali con il Pd «che ragiona», tipo quella del Trentino attorno a Dellai: «A Firenze, con Matteo Renzi, è possibile».
Cosa cambia con l'arrivo di Franceschini alla testa del Pd?
«È un carissimo amico e compagno di vecchie battaglie. Basta ricordare che mi aiutò ad entrare in Parlamento a 27 anni facendo campagna per me a Ferrara contro Nino Cristofori. Gli faccio i miei migliori auguri. Detto questo il suo discorso all'Assemblea del Pd è tutt'altro che entusiasmante: con la collocazione nel gruppo socialista europeo e una posizione sul testamento biologico vicina a quella di Ignazio Marino sembra essere condizionato dalla sinistra e da Di Pietro».
O da D'Alema che gli chiedeva «contenuti» di sinistra?
«Mi interessano poco le dinamiche interne al Pd, ma se nel rapporto con i sindacati si preferisce la piazza della Cgil alla concertazione della Cisl e sulla riforma della giustizia si sta con Di Pietro e non con Violante, allora il dialogo diventa difficile ».
E così diventano più difficili anche le alleanze a livello locale, tipo quella con Dellai in Trentino?
«Nient'affatto. Se ci sarà la possibilità di alleanze positive, come quella di Dellai, le faremo. Faccio due esempi. È fuori strada il sindaco di Bari, Emiliano, che parla di alleanze con noi e al tempo stesso con Rifondazione. Con Matteo Renzi a Firenze, invece, è tutto un altro discorso: al momento abbiamo un nostro candidato, appoggiato da una lista civica, ma se Renzi avesse coraggio di completare la sua svolta si potrebbe ragionare... ».
Fabrizio Cicchitto, invece, rilancia l'alleanza con il Pdl.
«Cicchitto ha fatto un discorso serio. Ma dimentica che la scelta preferenziale del Pdl alle ultime Politiche verso la Lega ha avuto conseguenze. Non sarebbe serio sottovalutarle, né per noi, né per loro».
Nel convegno di Todi, che si è concluso sabato, c'erano autorevoli esponenti del Pdl, come la Poli Bortone, e del Pd, come Rutelli e Letta. Si tratta di grandi manovre al centro?
«Sono persone che concordano sul fatto che il bipartitismo è un'illusione. Come anche l'omogeneità interna dei due principali partiti è una chimera: lo si è visto in modo chiaro sui temi eticamente sensibili. E pensare che sia Berlusconi che Veltroni hanno esplicitamente sostenuto in campagna elettorale che certi argomenti dovevano essere lasciati alla coscienza individuale e non ai partiti».
Non a caso gli esponenti del Pd che stavano a Todi erano gli stessi che avevano espresso posizioni vicine alle vostre sul diritto alla nutrizione e all'idratazione di fronte al caso Englaro.
«I cattolici devono fare una riflessione. È più importante l'appartenenza ad uno schieramento o la propria coscienza? E ancora: finita l'unità politica dei cattolici siamo più rilevanti o meno?».
Occorre quindi che i cattolici riprendano presto a camminare insieme?
«Non c'è fretta, ma saranno i fatti ad accelerare il processo in corso. Il Paese è più avanti dei partiti, percepisce già che senza il centro non si governa in modo credibile. Si inseguono illusioni e si riproducono emozioni, non scelte di governo. Credo che nel Pd la linea di Franceschini non sarà indolore: qualcosa succederà dopo le Europee, che, con il sistema proporzionale e le preferenze, faranno emergere i reali rapporti di forza. Noi stiamo già gettando le basi per un grande partito nazionale. E, attenzione, non un semplice terzo polo, ma un partito con cultura e ambizioni di governo. Del resto non si riesce più a capire perché persone con la stessa sensibilità, come Rutelli e Letta e alcuni esponenti di Forza Italia, non stiano insieme, in particolare durante le intemperie che stiamo vivendo».
E se qualcuno arrivasse da voi prima delle Europee?
«Vedremo. Noi, ripeto, non abbiamo fretta: dobbiamo radicarci nel Paese e porre le premesse per governare, insomma per il dopo Berlusconi. Ma per vincerlo, se lo ricordi il Pd, è sbagliato demonizzarlo. Occorre invece contestarlo sui contenuti, dire che la polemica sulle ronde è fuori misura perché la soluzione è dare più mezzi alle forze dell'ordine e che anche agli immigrati irregolari non può essere preclusa la visita medica: il diritto alla vita non vale a giorni alterni. Inoltre la crisi economica e la necessità di essere uniti per affrontarla, evocata dalle forze più responsabili e moderne del Paese, potrebbe farci ritrovare insieme...

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