venerdì 26 febbraio 2010

DIARIO ELETTORALE (1)


Cari amici, da ieri è ufficialmente iniziata la mia campagna elettorale.
Un bell’impegno, mi sono preso. Ma francamente devo dire che sono anche pieno di entusiasmo e persino divertito. Del resto, non è la prima campagna elettorale che affronto, considerato che due anni fa ho avuto il coraggio, o la follia, di presentarmi come sindaco a Treviso
Obiettivo della candidatura alle regionali, con l’Unione di Centro: portare voti. Non che essere eletto non mi farebbe piacere, anzi: io cerco di convincere più persone possibile. Ma credo che in questo momento la cosa principale sia portare acqua al mulino della Costituente di Centro e questo può essere possibile solo con un buon risultato elettorale.
L’avversario: la Lega, di sicuro, considerato che la politica del Carroccio è tutto fumo, poco arrosto. Eppure convince, diamine se convince. Il lavoro deve essere quello di convincere, con serietà, che a colpi di proclami e promesse elettorali non si va da nessuna parte. Ci vorrà tempo, ci vorrà pazienza, si dovrà lavorare.
Ieri sera alla mia festa c’era un sacco di bella gente. Bella gente nel senso di belle persone, non di tizi in vista. Ho visto tanta voglia di fare alternativa a questa politica, tanta attesa, tanto desiderio di tornare a vivere la politica come qualche cosa che dia un po’ di speranza.
Bene. Oggi, dopo le fatiche di ieri, riposo. Per modo di dire. Domani giro al mercato di Treviso, domenica lavoro, lunedì riunioni. Il mio team di consulenti della comunicazione ha quasi completato la produzione dei materiali e tra un po’ uscire massicciamente con la mia campagna. Lo slogan? Un veneto forte (che sarei io) per un Veneto libero.

mercoledì 24 febbraio 2010

LEGA E PDL TAGLIANO LA SANITA' IN PROVINCIA DI TREVISO


PER TREVISO-UDC


COMUNICATO STAMPA



Camolei: “Gravissimo il taglio nella Usl 9, ecco il prezzo del finto federalismo e delle vane promesse elettorali di chi di giorno chiede voti per il Veneto e di notte taglia diritti e servizi”




“Capisco l’amarezza del sindaco di Villorba, ma la decisione della Usl 9 di effettuare tagli sulle prestazioni non è una cosa che può finire con le scuse a cittadini che, malgrado la pressione fiscale sia aumentata, non ricevono più prestazioni sociali di qualità”.
E’ il commento di Paolo Camolei, capogruppo in consiglio comunale a Treviso di “Per Treviso-Udc”, membro del coordinamento provinciale dell’Unione di Centro e candidato alle prossime elezioni regionali per l’Udc, sulla decisione della conferenza dei sindaci della Usl 9 di tagliare le “prestazioni non strategiche” e garantire solo l’essenziale.
“Gravissimo che si taglino le risorse alle associazioni che nel territorio si occupano della disabilità, delle dipendenze e della salute mentale. Ci raccontano che la sussidiarietà orizzontale, cioè la collaborazione fra il Pubblico e le associazioni di volontariato, sia il cardine del federalismo. Non mi pare proprio sia così. Senza risorse adeguate succederà che queste associazioni non saranno più in grado di operare sul territorio. E chi le farà quelle cose? Il pubblico senza soldi? Se l’idea è quella di razionalizzare per non aumentare la pressione fiscale, si sappia che alla fine o ci saranno meno servizi o i cittadini se li dovranno pagare completamente ti tasca propria”.
“E’ chiaro che il problema riguarda le risorse e che la scarsità dei trasferimenti su cui possono godere gli enti locali è la dimostrazione del fatto che a Roma praticano solo un federalismo che mette in croce le autonomie. Invece di trattenere denao dei contribuenti e non spendere nulla di fonte alla crisi per riempire il salvadanaio con cui preparare la riduzione delle tasse alla vigilia del 2013 - così da assicurarsi un bel cavallo di battaglia elettorale - il governo deve allargare i cordoni della borsa oggi. E non si dica che i soldi non ci sono: i 36 milioni in meno di trasferimenti agli enti locali della nostra provincia non sono razionalizzazioni della spesa, ma il costo delle elargizioni clientelari ai comuni cialtroni, come nel caso dei buchi da centinaia di milioni di euro di Catania e Roma”.
“Mi chiedo con quale faccia tosta si vada in giro di giorno a chiedere voti con lo slogan “prima il Veneto” e di notte si tagli su un diritto fondamentale come la sanità. Siccome le bugie hanno le gambe corte, c’è da sperare che i cittadini trevigiani, al momento di votare, si rendano conto dell’enorme presa in giro a cui sono sottoposti dalle false promesse elettorali”.

Treviso, 24-2-2010

venerdì 19 febbraio 2010

CARI AMICI, MI CANDIDO

Cari amici, ho deciso di candidarmi.
Ho deciso di accettare la proposta degli amici della Costituente di Centro e candidarmi al consiglio regionale nelle liste dell’Unione di Centro.
Voglio contribuire anche io a dare una speranza ai cittadini che non votano a sinistra ma che non si sentono rappresentati da un centro destra sempre meno di centro e sempre più di estrema destra. Voglio dire ai moderati della provincia di Treviso, che sarà il mio collegio elettorale,che l’alternativa al cesarismo berlusconiano e all’estremismo padano c’è: è il progetto politico della Costitutente di centro, popolare e liberale, che ha dato vita alla nuova Unione di Centro.
A rafforzare le buone ragioni di questa scelta c’è l’evoluzione del quadro politico e in particolare la presentazione della terza lista a sostegno di Luca Zaia. L’uscita dall’Unione di Centro di certi personaggi della vecchia politica carrierista e careghista e la loro confluenza nell’Alleanza di Centro rende evidente come a destra si tema la nascita e la crescita di un nuovo soggetto di centro riformatore, che è peraltro già riuscito mettere insieme l’esperienza dei cattolici liberali con quella delle liste civiche, dei liberal-democratici e degli autonomisti non secessionisti. L’operazione artificiale dell’Alleanza di Centro, che peraltro toglierà voti alla Pdl e marcherà quindi il vantaggio elettorale della Lega, ha come obiettivo quello di contrastare la vera alternativa moderata alla degenerazione populista e autoritaria imposta dal Carroccio come prezzo del patto di fedeltà a Berlusconi.
Ringrazio gli amici dell’Udc per la fiducia nei miei confronti, spero che insieme potremmo far sì che questa tornata elettorale sia il punto di partenza di una nuova stagione della politica nella nostra regione e nella nostra provincia, per costruire una proposta di governo seria, non demagogica, fatta di cose concrete e non di promesse, capace di guardare all’interesse comune.

mercoledì 17 febbraio 2010

MAZZETTE & MARCHETTE (il mio editoriale di oggi su La Tribuna di Treviso)


Pensavamo che Tangentopoli fosse stato il punto più basso toccato dalla storia repubblicana. Sbagliato: perché se quella era la repubblica della mazzetta, questa, che è la repubblica della mazzetta e della marchetta è persino peggio. A leggere le cronache di questi giorni e le descrizioni di certe intercettazioni telefoniche, più che con una classe dirigente sembra di avere a che fare con un congrega di arroganti detentori di un potere che consente di fare tutto e a proprio piacimento: lucrare sulle disgrazie, trasformare la responsabilità delle cariche in privilegio, la politica in un comitato di affari, la carica elettiva in una specie di satrapia ereditaria con il benefit delle escort giovani e di lusso, da consumare o offrire come favore.
Nel frattempo il Paese, costretto a questa esibizione di arroganza di regime, deve fare i conti, praticamente da solo, con la crisi economica che viene penosamente minimizzata mentre i dati reali indicano che il peggio non è tanto alle spalle quanto davanti a noi.
Manca, è evidente, la politica, perché troppo spesso alle proposte alternative una certa opposizione sembra starsene in attesa di qualche soluzione a mezzo di avviso di garanzia. E viene a mancare l’apporto fondamentale della tradizione moderata, con un Popolo della Libertà ridotto a cortile personale del premier e in cui sembra si voglia giocare una sfida sulla successione al capo che strizza l’occhio alla crisi istituzionale per dare la spallata che serve alla riorganizzazione post berlusconiana.
Questa crisi dello schieramento moderato non è un dettaglio da poco. Nel centrodestra, con il Pdl sempre più invischiato in scandali e scaldaletti e un premier troppo preso dai suoi fatti personali per occuparsi del governo, il direttore d’orchestra lo fa la Lega, con i suoi contenuti estremi, il suo populismo tirato alle estreme conseguenze, a cavallo tra prosopopea nordista in favore del sistema della piccola impresa e la neo- vocazione laburista. Il tutto condito con ricette banali, che non riescono ad andare oltre all’orizzonte delle solite cose sulla sicurezza, dei soliti allarmi sull’immigrazione, della solita demagogia del mal di pancia che indubbiamente porta voti ma non sposta di neppure un centimetro un Paese che ha bisogno di andare avanti e non di chiudersi in se stesso accontentandosi di far studiare il dialetto a scuola.
Ma quale politica del fare, è la politica delle parole, degli slogan. Dove è il federalismo se non inghiottito dai tempi biblici della sgangherata riforma Calderoli e dal buco nero dei 36 milioni in meno ai nostri Comuni, dopo ben tre governi in cui la Lega è stata presente solo per promettere a noi e mantenere invece agli spreconi di Catania e Roma? E quali sono i successi della politica sull’immigrazione, con le città che fioriscono di ghetti che sono un monumento al fallimento dell’integrazione? E dove sarebbe la ripresa economica, se solo in provincia di Treviso, in un anno, la cassa integrazione straordinaria è aumentata del 50 mila per cento, con i licenziati delle piccole imprese lasciati a campare con il sussidio di disoccupazione, gli atipici e gli autonomi abbandonati a se stessi, gli imprenditori strozzati da un sistema del credito che chiede come garanzia tre volte il valore degli affidamenti? Cosa ha combinato insomma questa classe di governo, oltre a procurare affari agli amici e rilassarsi con le donnine nei cosiddetti centri di messaggio?
Se a sinistra il modello riformista del Pd sembra inesorabilmente destinato a fallire, tanto che Massimo Cacciari parla provocatoriamente di tornare a Ds e Margherita, nel centrodestra il sogno liberale del 1994, la rivoluzione modernizzatrice, antistatalista e liberista, è altrettanto inesorabilmente sfumato. Il bisogno del Premier di blindarsi intorno ad un maggioranza che lo metta nelle condizioni di risolvere in Parlamento quello che non vuole, o non può, risolvere nelle aule giudiziarie, ha regalato agli estremisti del Carroccio enormi spazi di manovra. Il caso del Veneto, con il siluramento di Galan e l’imposizione del candidato leghista, sono i segni particolari di quello che oggi è il centrodestra italiano, sempre meno popolare e liberale e sempre più populista e autoritario. E di quello che è e sarà il centrodestra veneto, con la Lega al trentacinque per cento e la Pdl schiacciata sotto il venticinque, dieci punti che non sono solo una differenza matematica ma di sostanza. La moralità, il senso di responsabilità, la politica proiettata verso il bene comune e non al soddisfacimento dell’interesse particolare, o peggio personale, non esistono più in questa Italia, cialtrona e sgangherata.
Non c’è scampo se dalla società, come si diceva una volta, non salirà un visibile e concreto moto di disgusto per le escort offerte come regalo, la corruzione eletta a sistema, l’arroganza a prassi, le promesse vane a programma elettorale. Bisognerebbe che tutti si avesse un po’ più di coraggio nel riconoscere quello che ci troviamo davanti, smettendola di turarci il naso. La politica non cambierà mai se non sarà costretta a farlo. E lo farà solo se si troverà la scheda elettorale puntata alla tempia.

http://www.youtube.com/watch?v=XXqYkQj1QC4&feature=related

venerdì 12 febbraio 2010

LA CONFRATERNITA DELLA PASSERA


Ogni regime ha le sue debolezze. E questo, di regime, ha la debolezza del sesso. A pagamento. Da consumare e, perché fa bello, da offrire.
L’Italia si è abituata, forse assuefatta, allo scandalo della tangente, della malapoltica, della cattiva gestione della cosa pubblica, della bustarella di provincia, della spintarella data ai poco meritevoli, giusto perché in fila prendano il posto davanti a quelli che meritano.
Chissà se noi italiani, gioiosamente disinteressarti alla moralità della politica tanto da poter stare ben contenti con un classe di governo in cui gli avvisi di garanzia e i processi superano i provvedimenti di legge che sforna, possiamo anche sbatterci di questo: ministri, presidenti del consiglio, sottosegretari, capi e capetti che fanno parlare per queste storielle da cui sembra che il consumo di sesso a pagamento sia una specie di collante tra loro, un patto di amicizia, un segno distintivo.
Più che un partito, certa gente sembra una di quelle fratellanze universitarie americane: lì gli Alfa Alfa e gli Skull and Bones, qui da noi la confraternita della passera.
Ogni regime ha il suo vizio: i petrolio, il gas, le marchette, le tangenti. Il nostro, fatto ad immagine e somiglianza della congreghe comuniste dei paesi d’oltre cortina e che pratica la religione laica del leccaculismo che vive del culto adorante del capo, ha le tette, le chiappe e tutto il resto, conquistati con il fascino del potere e dell’euro, peccatucci sempre meno gravi che andare a trans, come ha recentemente fatto intendere il nostro Presidente del Consiglio.
Più che la repubblica delle banane, quale in effetti siamo, una vera repubblica delle puttane.
Adeste fideles, la cabina elettorale ci aspetta!

mercoledì 3 febbraio 2010

POVERI, FARE UN RICOVERO O APRIRE LA STAZIONE DI NOTTE?



PER TREVISO-UDC

COMUNICATO STAMPA


Galzignato e Camolei: risolvere il problema dei senza tetto a Treviso aprendo la stazione è una proposta assurda e degradante della dignità delle persone
La coordinatrice provinciale e il capogruppo in consiglio Comunale: servono soluzioni vere, non l’istituzionalizzazione della residualità sociale







“Risolvere il problema dei senza tetto aprendo la stazione dei treni alla notte è una proposta non solo assurda, ma degradante della dignità di persone che andrebbero aiutate in maniera concreta, non mettendo a disposizione panchine, il pavimento o un sottopasso. Serve un ricovero vero e, soprattutto, nuove e più efficaci politiche pubbliche di contrasto al disagio sociale estremo”.
Lo hanno detto oggi Gianna Galzignato, coordinatrice provinciale dell’Unione di Centro, e Paolo Camolei, capo gruppo, in consiglio comunale a Treviso, di “Per Treviso-Udc”.
“Le parole dell’assessore Michielon, che curiosamente prende ispirazione da una provocazione del consigliere Atalmi – hanno detto i due esponenti dell’Udc trevigiana – suonano come una istituzionalizzazione dell’indigenza, del degrado e della esclusione, quando invece, di fronte all’aumento delle situazioni di residualità sociale, il Comune avrebbe il dovere di intervenire con strumenti di welfare vero, coordinandosi con la Provincia, i comuni contermini e le associazioni di volontariato. Ma il sociale non è evidentemente un punto di forza della Giunta. E l’assessore Michielon, con quella dichiarazione, ammette di non avere la più pallida idea sul cosa fare”.
“Siamo di fronte ad una situazione di emergenza crescente che merita, da parte delle istituzioni, risposte concrete che tutelino la dignità delle persone. L’idea di aprire la stazione alla notte, invece che pensare ad un ricovero vero, significherebbe una resa della comunità cittadina di fronte all’umiliazione della povertà estrema”.

Treviso, 3-2-2010