giovedì 15 gennaio 2009

I FRANCESI E I LA CRISI (E LA POVERTA')

(da Lavoce.info)


REDDITO MINIMO ALLA FRANCESE
di Andrea Garnero 13.01.2009
L'estate prossima entrerà in vigore in Francia il Revenu de Solidarité Active, un nuovo sussidio pubblico ideato per semplificare la giungla delle misure di sostegno, lottare in modo efficace contro la povertà ed evitare fenomeni di disincentivazione al lavoro. Anche in Italia da tempo circolano proposte di reddito minimo garantito. La riforma francese può essere un esempio anche per noi? Due i problemi: i costi per le esangui casse statali e l'imponente tasso di lavoro sommerso e di evasione fiscale, che potrebbero mettere in dubbio l'efficacia di un simile strumento.

Lo scorso ottobre in Francia è stato approvato un nuovo sussidio pubblico, il Revenu de Solidarité Active (Rsa), che entrerà in vigore dal 1ºluglio 2009 cancellando il Revenu Minimum d'Insertion (Rmi): l’obiettivo è semplificare la giungla di sussidi, lottare efficacemente contro la povertà e al tempo stesso evitare fenomeni di disincentivazione al lavoro.
VECCHIO E NUOVO STRUMENTO
L'Rmi esiste fin dal 1988. Èun contributo means-tested differenziale, cioè uguale alla differenza tra un reddito minimo calcolato secondo la composizione del nucleo familiare e l'insieme dei redditi della famiglia. (1) L'Rmi è una forma di trasferimento pensata come contributo alle fasce più povere, tuttavia nel 2007 è stato percepito da 1.229.754 di cittadini francesi.Il promotore principale del Revenu de solidarité active è Martin Hirsch, ex presidente di Emmaus Francia e attualmente alto commissario alle solidarietà attive del governo Fillon.L'Rsa sostituirà i minimi sociali esistenti, Rmi e Allocation parents isolés, e sarà accompagnato da un meccanismo di incentivo al lavoro, la Prime Pour l’Emploi. Per chi non lavora si tratta un reddito minimo, per chi ha un’occupazione retribuita, invece, di un complemento al reddito. Èstrutturato, dunque, come un sistema misto che da una parte garantisce un livello decente di sussistenza, dall'altra evita la “trappola della povertà”. (2)A differenza dell'Rmi, infatti, l'Rsa garantisce a chi lavora il 60 per cento o il 70 per cento (varia a seconda dei *départements*) del reddito supplementare senza che questo riduca il sussidio pubblico: da una parte, un tale strumento lotta contro la piaga dei lavoratori poveri, che in Francia sono aumentati del 20 per cento negli ultimi anni, garantendo loro un'integrazione significativa. Dall'altra, incita al ritorno al lavoro perché il reddito rimane piuttosto debole.Per essere più chiari ricorriamo a un esempio numerico: a una persona sola che guadagna 513 euro (impiego a tempo parziale pagato al salario minimo orario) la Rsa garantisce un reddito di 713 euro. Per chi, invece, non percepisce alcun tipo di reddito le cifre rimangono quelle del Rmi. Economicamente, dunque, si presenta come una negative income tax alla Milton Friedman: a tutti i cittadini francesi o immigrati regolari al di sopra dei 25 anni è garantito un reddito minimo, coloro che non lo raggiungono ricevono un sussidio, mentre chi lo supera paga le tasse.La Rsa costerà 13 miliardi, a carico dell’amministrazione centrale, ma sarà gestita a livello “provinciale”. Ben 11,5 miliardi saranno recuperati dai precedenti sussidi: 5,5 dall'Rmi, 4,5 dalla Prime pour l’Emploi più 1,5 miliardi da altri contributi. Dunque, il costo aggiuntivo ammonterà solo a 1,5 miliardi di euro.Anche il processo che ha portato al nuovo sussidio è particolarmente interessante: è attualmente in sperimentazione in 34 départements, le nostre province, e sottoposto all’esame di una commissione di esperti presieduta dall’ex vicepresidente della Banca Mondiale François Bourguignon, che entro la fine del 2008 dovrà valutarne l'efficacia.
CRITICHE
L'Rsa ha incontrato un successo bipartisan inedito anche per la politica transalpina. Tuttavia, alcuni economisti di rango, come Thomas Piketty, pur sottolineando la bontà dell’idea, hanno espresso dubbi sulla sua efficacia reale: sarà sufficiente a incitare al lavoro e a lottare contro la povertà con cifre così limitate?Inoltre, parrebbe che le sperimentazioni, i cui risultati non sono ancora pubblici, non abbiano riscontrato effetti statisticamente significativi che giustifichino la riforma.Altro punto in sospeso è quello della cosiddetta precarizzazione degli impieghi: la Rsa aiuterà sicuramente i lavoratori a tempo parziale, ma potrebbe anche trasformarsi in un incentivo per i datori di lavoro ad assumere solamente a tempo parziale, trasformando la “trappola della povertà” in “trappola del part-time”. Per il momento, l’alto commissariato alle solidarietà attive non ha saputo dare una risposta chiara, ma ha previsto la semplice creazione di un osservatorio dedicato a questo problema.
E IN ITALIA?
La riforma francese può essere un utile spunto anche in Italia. Nel nostro paese sono ormai diverse le proposte di un reddito minimo destinato a sostituire l’insieme di interventi a carattere assistenziale che più che uno strumento di lotta contro tutti i fenomeni di esclusione sociale, finiscono per sovrapporsi in maniera disordinata e frammentata. (3) Rispetto alla Francia, in Italia esistono tuttavia due ordini di problemi più marcati e sentiti: la creazione di un reddito minimo con una soglia di 400 euro per single senza figli potrebbe costare tra i 3 e i 6 miliardi di euro alla casse statali già notevolmente indebitate. (4) Inoltre, l’imponente tasso di lavoro sommerso e di evasione fiscale mette in dubbio l’efficacia di un tale strumento.
(1) In Francia, tutto il sistema fiscale e sociale si basa sul cosiddetto quoziente familiare: le tasse con annesse detrazioni e deduzioni, i sussidi, i contributi vengono tutti calcolati in base alla composizione del nucleo familiare. L'Rmi è calcolato in base a questa tabella:
Numero di figli Persona sola Coppia
0 447,91€ 671,87 €
1 671,87 € 806,24 €
2 806,24 € 940,61 €
Per ogni figlio in più 179,16 € 179,16 €
(2) Per il beneficiario è più interessante non lavorare perché le aliquote marginali di imposta effettive sarebbero molto alte (100 per cento e oltre) perché oltre al sussidio, si perdono le riduzioni e i vantaggi a esso collegati.(3) Tra le diverse proposte, cito quella dettagliata di Rizzi, D e Rossi N., Minimo vitale e imposta sul reddito proporzionale in da Empoli D. e Muraro G. Verso un nuovo stato sociale. Tendenze e criteri, Franco Angeli 1997 e quella di Tito Boeri e Pietro Garibaldi in Un nuovo contratto per tutti, Chiarelettere 2008.(4) A seconda del reddito considerato e dell’aggiustamento per potere d’acquisto a livello regionale. Stime in T. Boeri, O. Dessy, P. Garibaldi, P. Monti e M. Pellizzari, Per un atterraggio morbido, Preparato per il convegno della Fondazione Rodolfo Debenedetti “I Vantaggi dell’Italia”, Roma 22 marzo 2007.

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