giovedì 2 luglio 2009

SE QUESTA E' SICUREZZA, A FUROR DI POPOLO

Pochi di noi se lo ricordano, lo abbiamo letto sui libri di scuola. Ma nell'america del sud, intendo gli stati meridionali degli Stati Uniti, sapete come si giustificava la segegreazione razziale negli anni '50? Con esigenze di sicurezza. I negri (sì, i negri) erano infatti "corrotti, stupratori, ladri, portatori di sporcizia e malattie, cattivi lavoratori, inaffidabili, falsi e miscredenti".
Tolta la miscredenza, mi pare che ci siano tutti, o gran parte, degli aggettivi che oggi vengono rivolti agli immigrati e cioè tutto l'impianto ideologico che sta alla base di quella parte del decreto sicurezza che riguarda l'immigrazione.
Io non ho mai visto con simpatia le teorie e le posizioni terzomondiste, quelle cose del tipo "noi li abbiamo sfruttati per anni, adesso dobbiamo dare qualche cosa in cambio". Non esiste, da parte di un paese, l'obbligo a ricevere gli immigrati, anche se penso ci sia l'obbligo morale di fare sì che la condizione umana, nel mondo, sia la più giusta possibile, anche senza inseguire chimere o falsi miti.
Ma c'è una grande differenza dal dire che in Italia serve una legislazione attenta a tutto, quando si parla di immigrazione, e questo pateracchio di norme e normacce, guidate solo dal sentimento, purtroppo diffuso, di xenofobia e fastidio per gli stranieri.
Non penso tanto al reato di clandestinità, che comunque secondo me è inutile, quanto alla parte di applicazione, quella che riguarderà i clandestini malati, i figli dei clandestini e quindi essi stessi clandestini. Essere clandestino non è sempre essere un delinquente. Il più delle volte è essere un disperato. C'è una umanità di fondo che va usata anche nei confronti di chi non ha le carte in regola per stare nel nostro paese. E' una umanità che, a furor di popolo, questo pacchetto sicurezza non rispetta minimamente. E' solo una legge punitiva, che fa felici i tanti, dalle mie parti qui al Nord, che se ne fregano che, nei fatti, si stia parlando di persone molto spesso indifese, disperate, in una condizione di povertà e indigenza che noi non riusciamo neppure a immaginare. Rispetto alle quali va certo applicata una legge giusta che consenta di mettere regole da rispettare, ma anche che guardi all'integrazione. Perchè questi migranti non sono soltanto "corrotti, stupratori, ladri, portatori di sporcizia e malattie, cattivi lavoratori, inaffidabili, falsi e miscredenti". Sono persone, sono uomini, donne e famiglie che, senza saperne più di tanto, scappano e vagano alla ricerca di una vita con la V maiuscola. Sono come tanti nostri nonni, nonne e padri e madri, emigranti e pieni di speranza, scambiati per cenciosi e mafiosi, puzzolenti maltrattatori dei figli. Sono gli ultimi del mondo. E per ultimi, mi pare, li vogliamo lasciare.

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