giovedì 16 luglio 2009

DELIBERE DI INIZIATIVA POPOLARE: A TREVISO LA LEGA NON LE VUOLE

La Lega, complice la più totale indifferenza della Pdl, ha affossato l’introduzione, anche nella città di Treviso, delle Proposte di Deliberazione di Iniziativa Popolare, massacrando il testo della delibera consigliare discussa in commissione per la variazione dello Statuto, vittima di emendamenti che sono delle bestialità formali e sostanziali. Evidentemente hanno paura della partecipazione popolare, ma è anche vero che non hanno neppure provato a capire di che cosa si tratta Così, ieri, in Commissione Statuto, quando si trattava di esaminare la mia proposta per introdurre questo strumento di democrazia diretta nella mia città, si è finito che sul testo conclusivo, pesantemente e profondamente modificato dalla maggioranza, tutte le liste di opposizione hanno espresso voto contrario.
Nessuno della maggioranza si è preso la briga di leggere approfonditamente e capire la proposta di modifica dello Statuto tanto che hanno scambiato le delibere di iniziativa popolare con il referendum, arrivando a infarcire il testo di assurde esclusioni su materie di competenza consiliare, ovvero proprio l’oggetto delle delibere stesse. Il capolavoro delle castronerie è l’esclusione, pretesa dalla Lega, delle materia di “competenza dello Stato e delle Regioni”. Ma che c’azzeccano lo Stato e la Regione con le delibere comunali di iniziativa popolare?.
Adesso mi rifiuto di presentare in Consiglio Comunale un testo farsa, ridotto ad una buffonata di facciata con il chiaro intento di rendere impossibile l’esercizio del diritto, tanto che il Carroccio ha voluto elevare da 350 a 2 mila le firme necessarie per la presentazione delle delibere (ed escludendo le delibere di iniziativa popolare per la modifica dello Statuto), cioè tante quante ne servono a Torino, che ha quasi un milione di abitanti, mentre Treviso non arriva a 100 mila. Quella non è una soglia ragionevole, come è stato detto in Commissione, ma il tentativo di fare ostruzionismo alla democrazia diretta, rendendo impossibile la raccolta delle firme. Basti pensare che a Roma, con più di due milioni e mezzo di abitanti, per la presentazione delle delibere di iniziativa popolare di firme ne bastano 5 mila. Il risultato di questo pasticciaccio è stato che in Commissione Statuto hanno costretto me, che ero il presentatore della delibera di modifica dello Statuto, a esprimere voto contrario. Il nuovo atto, che è una vera presa in giro della cittadinanza, se lo presentino in Consiglio e se lo votino loro.
Insomma,non è vero che la partitocrazia è morta: l’arroganza di una certa politica che pensa solo al potere vive ed è in piena salute, incarnata in questa città dall’atteggiamento della Lega Nord. Alla partecipazione responsabile e costruttiva dei cittadini alla buona amministrazione, al rapporto trasparente e democratico con la popolazione la “Casta di Ca’ Sugana” preferisce evidentemente i ricevimenti dei singoli a porte chiuse nelle stanze del sindaco e degli assessori. E preferiscono il conflitto con i Comitati, perché è nel confronto sguaiato che la Lega si sente più a suo agio. A questa maggioranza non basta governare e amministrare, loro vogliono comandare. Non vogliono cittadini, ma sudditi: è’ per questo che rifiutano il dialogo e si oppongono agli strumenti partecipativi che oramai sono diventati strumento comune e molto utilizzato in quasi tutte le principali municipalità italiane.
Ma la cosa più scandalosa è che a guardare le modifiche introdotte, che stravolgono il senso del provvedimento e lo svuotano di significato, si capisce non solo l’atteggiamento di chiusura ideologica, ma anche il fatto che nessuno della maggioranza si è davvero preso la briga di leggere con attenzione la delibera e di capire di che cosa si stava parlando. Il blitz in commissione è soltanto il risultato di un arrogante diktat politico arrivato dall’alto. Ci hanno fatto però la figura degli improvvisati e sprovveduti, questa città meriterebbe una classe politica migliore.

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