lunedì 12 ottobre 2009

PIU' SATIRO CHE INTELLIGENTE? LE DONNE SECONDO SILVIO


La rozzezza dell’infelice battuta “lei è più bella che intelligente” che Silvio Berlusconi ha rivolto a Rosy Bindi è solo un ennesimo esempio della volgarità istituzionale a cui il Premier si lascia consapevolmente andare quando entra in difficoltà.
Il rosario di scorrettezze verbali, rivolte non solo agli avversari ma anche al Presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale, sono la cartina di tornasole con cui si misura l’onnipotenza che Berlusconi si attribuisce, da cui discende naturalmente il desiderio di impunità, reso tanto più urgente quanto è complessa la situazione giudiziaria di un Presidente del Consiglio che non è perseguitato, ma semmai a rischio di essere perseguito, il che è una cosa molto diversa.
Il dizionario della gretta semplicità nella comunicazione politica, che fa presa in buona parte dell’elettorato, è un codice di comportamento che discende da Roma alla politica locale, come peraltro insegnano bene anche le vicende trevigiane, dove tra liste di proscrizione dei culattoni e delle lesbiche e comportamenti arroganti e autoritari della maggioranza che regge Ca’ Sugana, la politica si esprime con volgarità e grettezza ricevendo in cambio, dall’elettorato, una gratificazione in termini di consenso che va capita, ma che sconcerta pure.
Quanto all’offesa di Berlusconi alla Bindi il punto non è quello di inalberarsi in difesa del bon ton della lingua e del rispetto dei generi contro il machismo da osteria di cui purtroppo anche il Premier di tutti gli italiani si rende capace. Ci si dovrebbe invece chiedere che cosa pensino le donne di un Presidente del consiglio untore di una in-cultura arretrata, che continua a considerare le “femmine” come un combinato di tette e culi solo incidentalmente accessoriate di cervello. Quindi l’idea della “gnocca” suppellettile che porta alla pratica di affollare le proprie feste private di donnine e i dicasteri ministeriali di ex pin up, meglio se con l’aria un po’ svampita.
Quanto alle donne e ai loro giudizi, penso soprattutto a quelle donne che fanno politica quotidianamente e soprattutto a quelle che si impegnano nelle fila della Pdl e della Lega. E’ da loro che dovrebbe venire uno scatto di ribellione, anche pubblicamente silenziosa non per questo meno urlata nei loro ambienti, che ci aiuti a mandare in soffitta il vero problema della democrazia, da Roma a Ca’ Sugana, che è l’affermarsi di una politica indifferente alle regole, leaderista e quindi naturalmente portata alle spinte autoritarie, volgare e che coltiva la volgarità anche nella società, giusto per rappresentarla meglio.
L’idea, come padre, che mia figlia possa, nell’Italia figlia di 15 anni di berlusconismo, essere considerata e valutata nella generalità dei casi più per la lunghezza delle sue gambe che per la sua personalità o intelligenza mi rivolta. Così come non se ne può più di quella cultura maggioritaria, ben messa in vetrina dalla Mediaste del Presidente del Consiglio come dalla controllata Rai, che propone modelli di donna che percorrono, come strada verso il successo personale, i vicoletti dei reality o del velinismo, in cui ottenere fama e successo esibendosi cretine.
Se proprio non si riuscirà a convincere Berlusconi a rappresentare un centro destra degno di essere riconosciuto come schieramento di destra costituzionale, ci sarebbe da augurarsi che il buon senso e la buona educazione della gente freni la deriva dalla repubblica delle banane alla repubblica del mignottismo fondata, al suo primo articolo, sulla cultura della sputatata per terra e della innocente palpata gaudente alla prima chiappa che passa.

1 commento:

  1. Fa schifo, e mi ha fatto passare la voglia di votarlo, cosa che non farò mai più

    Anna Tormena

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