mercoledì 10 giugno 2009

LA LEZIONE DELLA LEGA (il mio editoriale di oggi su Tribuna di Treviso)

16 Comuni della provincia trevigiana in cui si conferma la guida di sindaci della Lega Nord, i 17 conquistati, l’effetto trascinamento - come a Paese - a beneficio di coalizioni di centrodestra, i 90 campanili su 95 in cui il Carroccio è il partito più votato sono un dato politico incontestabile che segna l’affermazione, elettorale e culturale del partito di Umberto Bossi nella Marca.
Sono anche dati che ci dicono come, nell’epoca della comunicazione politica, dell’ immagine e dello straripante effetto stampa e tivù, vince e convince, alle amministrative, il candidato di prossimità.
Paga di sicuro aver imposto, in tempo di crisi, il conflitto orizzontale sostituendolo a quello verticale.
La rivendicazione - e il malumore - non si esprimono più con modalità «di classe» dal basso verso l’alto, ma si rivolgono verso problemi, o nemici, esterni anche se contigui: gli immigrati, la criminalità, la burocrazia, le tasse, lo Stato romanocentrico.
In questo senso i poster elettorali con le barche ricolme di disperati e la scritta «abbiamo fermato l’invasione», o le rassicuranti fotografie di Umberto Bossi che promette di non lasciarci soli, o il pittoresco accostamento tra gli noi e gli indiani d’america, finiti a vivere nelle riserve a causa dell’immigrazione europea, centrano il bersaglio della pancia, ma sono solo dettagli in più.
Perché la Lega vince e convince soprattutto grazie alla capacità di radicarsi. E’ il partito dei candidati che sono «quelli come noi»: il macellaio, il commercialista, l’amico del bar, l’artigiano stimato e conosciuto da tutti, l’imprenditrice. Personalità e persone che nel loro ambiente non si fanno vedere in giro solo qualche mese prima delle elezioni, ma che vivono la realtà sociale in cui sono immersi: animano le feste, discutono nei bar, danno lavoro, organizzano le gite della scuola.
L’asso nella manica rappresentato dal senso di identità e di comunità è quindi calato con sapienza e maestria. E riesce a catalizzare anche i voti di protesta, che non si dirigono verso proposte troppo complesse e troppo articolate, ma trovano soddisfazione in risposte molto più semplici. Il conflitto in orizzontale, appunto.
Questo voto è trasversale, interclassista. E la prossimità a tutti noi del candidato è il cavallo di Troia che consente di affermare certe opinioni, idee e convinzioni, anche quelle più rudi, come nel caso dell’atteggiamento nei confronti degli stranieri.
Il caso Treviso, isola infelice nella giornata della grande vittoria leghista, è di per se l’altra faccia della medaglia, che però non smentisce ma conferma le ragioni del voto leghista: al di là della tradizionale debolezza rispetto ad altri centri della Marca, la Lega del capoluogo paga una modalità politica e amministrativa, in questo primo anno di mandato, che è nei fatti di rottura non solo con la lunga esperienza gentiliniana, ma anche con il primo giro di giostra con Paolo Gobbo sindaco.
E sono forse certi imbarazzi e passi incerti, se non proprio falsi, su alcune questioni tutte cittadine, che le drenano consenso perchè l’hanno allontanano dalla «piazza», facendola superare, nell’urna, da Pdl e anche Pd.
Con la Lega nostrana che vince, tutti - compreso il suo alleato Popolo della Libertà - devono fare i conti. Ma il confronto è e dovrà necessariamente essere, oltre che sui programmi, sul metodo.
Il punto non è inseguire il Carroccio sui suoi temi più congeniali, dal federalismo alla sicurezza, passando per l’immigrazione. Anzi: lo scimmiottamento ha solo rafforzato l’originale, come peraltro è anche giusto che sia.
Quello che si conferma terreno di battaglia è invece il nodo della prossimità: il contatto con le comunità, il saper riannodare i rapporti con il tessuto sociale, riprendersi pezzi di partecipazione e di identità.
La partita non si gioca sul piano banale di chi è più bravo ad assecondare la pancia dell’elettore, ma vedrà vincere, come succede ora, chi riesce a farsi comprendere dalla gente solo dopo aver saputo, prima, ascoltare e capire.

1 commento:

  1. E' indubbio che hai ragione, tutti gli altri sono troppo interessati alla televisione e ai volantini.
    Peccato che tu non sia più nella Lega, che critichi soprattutto a Treviso.

    Luciano Conte Mogliano

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