venerdì 18 dicembre 2009

LETTERA AGLI AMICI VENETI DEL POPOLO DELLA LIBERTA'


Cari amici veneti del popolo della Libertà,
l’accelerazione degli avvenimenti della politica regionale mete a nudo l’insoddisfazione del vostro elettorato, dei vostri simpatizzanti, di molti iscritti e militanti per la decisione di lasciare alla Lega la presidenza del Veneto e così, nei fatti, cancellare la stagione di governo di Giancarlo Galan.
Nei vostri siti, in quello dell’oramai ex governatore, nei gruppi dei social network, i commenti sono improntati a forte delusione e anche ad amarezza. E in molti “promettono” di non essere disposti a votare un candidato leghista.
Le scelte “romane”, in faccia a qualsivoglia considerazione della realtà locale, credo vi impongano una riflessione sulla natura della vostra alleanza con il Carroccio e sulla vostra stessa politica.
La Lega, lo sappiamo, ha avuto il merito di iscrivere il federalismo nell’agenda della politica. Lo ha fatto con una tale forza che oggi tutti si dicono federalisti. Ha avuto anche il merito di dare per prima rappresentanza sociale e politica a quei nuovi ceti produttivi che sono stati l’anima del miracolo economico, soprattutto a nord est, e che per lungo tempo erano stati snobbati, visti con fastidio e sospetto, dalla politica dei vecchi partiti della Prima Repubblica.
Non appena anche altre forze hanno cominciato a giocare su questo terreno, la Lega ha iniziato, per necessità, a differenziarsi. E oggi, dopo aver coltivato per lungo tempo le peggiori paure e pulsioni, la Lega si è di fatto trasformata in un partito di estrema destra, xenofobo, intollerante, illiberale, autoritario, per quanto con un forte tratto popolare.
Cari amici, è questa l’alternativa moderata, liberale e riformatrice che sognavate con l’entrata in campo di Silvio Berlusconi?
Il sogno era quello di un Paese che si modernizzasse, che mettesse merito ed efficienza come pilastri dell’attività della Pubblica amministrazione, l’onestà e la trasparenza a caposaldo della politica, che realizzasse quella rivoluzione liberale che è la rivoluzione della persona, della sua dignità e libertà, accumunando questo processo con un forte tratto di solidarietà vero, di welfare non al risparmio ma sostanziale. Diventare, insomma, un paese moderno e più europeo. Più giusto.
Oggi, cari amici, siete ostaggio della Lega e del suo consenso. Non voglio fare dietrologie sugli interessi personali del Presidente del Consiglio, anche se la questione esiste; e allora mi limito a dire che Berlusconi non ha il coraggio di lasciarsi dietro le spalle la Lega estremista e dare vita ad una forza liberale e popolare.
Essere ostaggio del Carroccio, cari amici, è costoso, soprattutto per il Paese. A voi forse serve l’appoggio della Lega per governare, ma governare non è tutto, se lo si fa a discapito della nostra nazione.
Il problema non è Berlusconi, ma un partito che ha scambiato l’ammirazione e il consenso per il suo leader per una sorta di vera e propria adorazione, un culto del capo quasi religioso. Ciò non fa del bene a Berlusconi, che invece si merita, anche se non lo volesse, un partito che discute, che suggerisce, che critica e propone. Né fa bene a voi, che vi chiudete in faccia la porta del futuro, perché un partito così, quando Berlusconi non ci sarà più, non avrebbe ragione di esistere.
Non vi invito alla ribellione, cari amici veneti del Pdl. Non sono nessuno per farlo né è mia intenzione. Ma serve, per il bene della politica, del Paese e di una prospettiva liberale, democratica e popolare, uno scatto di dignità e distacco nei confronti di una forza minoritaria che con spocchia e arroganza “sgoverna” per slogan, assecondando la pancia dell’elettorato senza nutrirne l’intelligenza.
Dal Veneto, non solo per il rischio di perdere potere ma per il gusto di non doversi continuamente turare il naso, abbassando la testa ai diktat dell’estremismo, deve venire una coraggiosa voce di dissenso. Dissenso produttivo e fecondo di dibattito e discussione, cose queste che fanno la democrazia.
Il punto non è il nome di Galan, ma la logica spartitoria, che sembra fatta apposta per far sostenere che Berlusconi farebbe di tutto, ma davvero di tutto, pur di conservare il potere a tutti i costi, con il solo fine di sistemare se stesso e i suoi guai con le procure.
Il sogno della rivoluzione liberale, cullato nel 1994 non è morto. Cari amici, adesso, però, tocca a voi.

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