lunedì 26 ottobre 2009
IL SENSO DELLA STORIA
"Un senso a questa storia" era lo slogan scelto da Bersani per le primarie del Partito Democratico.
Ora che è stato eletto segretario, un senso a quella storia, la storia della lunga trasformazione del Pci, della confluenza con la parte di sinistra degli ex popolari, del nuovo partito che per un po' è sembrato quello del "né né", della necessità di trovare una collocazione politica che non forse cerchio-bottista, Bersani lo può dare.
Con lui il Pd assume una immagine decisamente più di sinistra, come più di sinistra è l'uomo, rispetto a Franceschini. Che cosa questo voglia significare lo scopriremo nei prossimi giorni, cercando anche di capire se ci sarà la fronda interna, la scissione minacciata da Rutelli o l'opposizione dura a cui è tentato lo sconfitto delle primarie.
Se non altro i democratici, per volere del loro "popolo", ritrovano un identità precisa, cosa che avevano perso nel lungo percorso di costruzione. E con questa identità di sinistra, che evidentemente l'elettorato sentiva bisogno, Bersani si presenterà a fare i conti con la destra e con il centro.
Più che a colpi di legge elettorale maggioritaria, questa è la semplificazione di cui si sente il bisogno; non importa se si condivide o meno il messaggio e il programma del Pd di Bersani perchè ora la politica italiana prende una forma più definita: da un lato una sinistra che ha ancora in sé forti richiami socialdemocratici, dall'altro una destra populista, in mezzo un centro popolare.
Da domani la politica non sarà più la stessa, ammesso che il Pd non si dissolva per fuga della sua parte di centro; ma anche questa, in fondo, sarebbe una evoluzione chiarificatrice.
Insomma, più giochetti: l'elettorato ha uno strumento in più per capire, e per decidere.
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