mercoledì 11 novembre 2009
IL DISASTRO DI VALLA' E GLI IMBROGLI DELLA LEGA
Perché i soldi a Messina, subito, e Vallà no, dopo sei mesi dalla tromba d’aria che ha sconvolto il Paese?
Seccherà ammetterlo, ma la verità potrebbe stare nella provocazione lanciata, qualche giorno fa, da Marco Travaglio ospite a Castelbrando: perché il Veneto, ha detto il giornalista, per la Pdl e soprattutto per la Lega, è un territorio politicamente acquisito. Morale: qui non c’è bisogno di mostrare nulla, qui non servono le telecamere delle televisioni di proprietà e di quelle controllate perché tanto a Vallà non c’è da cercare voti: sono già tutti presi.
Resta da chiedersi, e da chiedere, cosa ne pensino i cittadini di Vallà di questa provocazione di Travaglio. Chiedere se la condividano, se davvero pensino che la crociata anti-islam vale di più una casa scoperchiata che per la politica non esiste, se un capannone rovinato e una impresa al collasso contano meno di una ronda (mai partita, peraltro), se una legge assurda e ingiusta come quella sui respingimenti in mare degli immigrati irregolari sia elettoralmente più convincente di uno Stato che, nel momento del bisogno, non sa fare lo Stato e di un esecutivo che, di fronte ad una catastrofe naturale, non sa fare il suo dovere, o lo fa solo dove conviene.
Certo bisogna ammettere che Vallà non ha una lobby potente come quella della Pdl del sud, soprattutto di quella siciliana. In piena ebollizione del quadro politico la minaccia di ribellione della frangia sudista del partito del presidente del consiglio è una grana che merita tutti quei 60 milioni di euro arrivati praticamente subito, e per fortuna che sono arrivati, alle popolazioni messinesi. E bisogna rassegnarsi al fatto che i tre ministri veneti e la folta pattuglia dei nostri deputati e senatori. se non niente di sicuro conta meno degli esponenti siciliani del Popolo della Libertà. Loro sì che ci sanno fare, loro sì sanno toccare i tasti giusti. Il Veneto invece porta acqua gratis.
Fosse successo 15 anni fa, un disastro come quello di Vallà ed il trattamento vergognoso dello Stato che ha lasciato soli quei cittadini al loro destino sarebbe stato argomento buono per accendere la voglia di secessione. Ma quelli erano i tempi della Lega di lotta, non di governo; la Lega antisistema, fiera nemica di Roma Ladrona.
Oggi invece, con il Carroccio al governo e fedele quanto indispensabile alleato di Berlusconi, nessuno fiata. E’ qui che sta tutta la forza della provocazione di Travaglio. Che se fosse vera significherebbe una cosa: evidentemente la colpa per quei soldi mai arrivati è anche nostra, perché piuttosto che confidare su uno Stato giusto, che sa essere vicino ai suoi cittadini nel momento del bisogno, dovremo rassegnarci ad avere a che fare con uno Stato occupato da una politica opportunista e cinica, interessata solo a se stessa e alla difesa di interessi personali. E quindi ci si dovrebbe comportare di conseguenza, magari iniziando a smetterla di vot,i ma facendoli pesare, e costare, come fanno i più furbi.
Quindici anni fa Vallà sarebbe diventata un caso, un emblema, un simbolo di quanto l’Italia possa essere ingiusta. Oggi è solo un paesino sperduto di una provincia politicamente blindata dove è casualmente passata una tromba d’aria che ha fatto danni per 33 milioni di euro. La sua gente farà come ha sempre fatto: si rimboccherà le maniche senza dovere elemosinare nulla. Finirà che a metterci qualche euro saranno la Regione e magari la Provincia, supplenti di uno Stato assente ingiustificato, indifferente ai più deboli e debole con i forti.
Roma non è più ladrona e di Vallà di Riese non gliene frega niente a nessuno.
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