16 Comuni della provincia trevigiana in cui si conferma la guida di sindaci della Lega Nord, i 17 conquistati, l’effetto trascinamento - come a Paese - a beneficio di coalizioni di centrodestra, i 90 campanili su 95 in cui il Carroccio è il partito più votato sono un dato politico incontestabile che segna l’affermazione, elettorale e culturale del partito di Umberto Bossi nella Marca.
Sono anche dati che ci dicono come, nell’epoca della comunicazione politica, dell’ immagine e dello straripante effetto stampa e tivù, vince e convince, alle amministrative, il candidato di prossimità.
Paga di sicuro aver imposto, in tempo di crisi, il conflitto orizzontale sostituendolo a quello verticale.
La rivendicazione - e il malumore - non si esprimono più con modalità «di classe» dal basso verso l’alto, ma si rivolgono verso problemi, o nemici, esterni anche se contigui: gli immigrati, la criminalità, la burocrazia, le tasse, lo Stato romanocentrico.
In questo senso i poster elettorali con le barche ricolme di disperati e la scritta «abbiamo fermato l’invasione», o le rassicuranti fotografie di Umberto Bossi che promette di non lasciarci soli, o il pittoresco accostamento tra gli noi e gli indiani d’america, finiti a vivere nelle riserve a causa dell’immigrazione europea, centrano il bersaglio della pancia, ma sono solo dettagli in più.
Perché la Lega vince e convince soprattutto grazie alla capacità di radicarsi. E’ il partito dei candidati che sono «quelli come noi»: il macellaio, il commercialista, l’amico del bar, l’artigiano stimato e conosciuto da tutti, l’imprenditrice. Personalità e persone che nel loro ambiente non si fanno vedere in giro solo qualche mese prima delle elezioni, ma che vivono la realtà sociale in cui sono immersi: animano le feste, discutono nei bar, danno lavoro, organizzano le gite della scuola.
L’asso nella manica rappresentato dal senso di identità e di comunità è quindi calato con sapienza e maestria. E riesce a catalizzare anche i voti di protesta, che non si dirigono verso proposte troppo complesse e troppo articolate, ma trovano soddisfazione in risposte molto più semplici. Il conflitto in orizzontale, appunto.
Questo voto è trasversale, interclassista. E la prossimità a tutti noi del candidato è il cavallo di Troia che consente di affermare certe opinioni, idee e convinzioni, anche quelle più rudi, come nel caso dell’atteggiamento nei confronti degli stranieri.
Il caso Treviso, isola infelice nella giornata della grande vittoria leghista, è di per se l’altra faccia della medaglia, che però non smentisce ma conferma le ragioni del voto leghista: al di là della tradizionale debolezza rispetto ad altri centri della Marca, la Lega del capoluogo paga una modalità politica e amministrativa, in questo primo anno di mandato, che è nei fatti di rottura non solo con la lunga esperienza gentiliniana, ma anche con il primo giro di giostra con Paolo Gobbo sindaco.
E sono forse certi imbarazzi e passi incerti, se non proprio falsi, su alcune questioni tutte cittadine, che le drenano consenso perchè l’hanno allontanano dalla «piazza», facendola superare, nell’urna, da Pdl e anche Pd.
Con la Lega nostrana che vince, tutti - compreso il suo alleato Popolo della Libertà - devono fare i conti. Ma il confronto è e dovrà necessariamente essere, oltre che sui programmi, sul metodo.
Il punto non è inseguire il Carroccio sui suoi temi più congeniali, dal federalismo alla sicurezza, passando per l’immigrazione. Anzi: lo scimmiottamento ha solo rafforzato l’originale, come peraltro è anche giusto che sia.
Quello che si conferma terreno di battaglia è invece il nodo della prossimità: il contatto con le comunità, il saper riannodare i rapporti con il tessuto sociale, riprendersi pezzi di partecipazione e di identità.
La partita non si gioca sul piano banale di chi è più bravo ad assecondare la pancia dell’elettore, ma vedrà vincere, come succede ora, chi riesce a farsi comprendere dalla gente solo dopo aver saputo, prima, ascoltare e capire.
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E' indubbio che hai ragione, tutti gli altri sono troppo interessati alla televisione e ai volantini.
RispondiEliminaPeccato che tu non sia più nella Lega, che critichi soprattutto a Treviso.
Luciano Conte Mogliano