Sono reduce dalla tre giorni di Chianciano, che io considero una grande speranza per la politica di questo paese. Perchè c'è il progetto di un nuovo soggetto politico non schizzofrenico, e anche per i contributi dati da Rutelli e da Fini.
Credo che la tradizione liberale e popolare di questo paese, davvero riformatrice e non populista, sia ad una proobabile svolta.
Penso che il paese sia stanco di questa poltichetta del consenso, giocata tra paure e mignotte. Ovviamente non tutti saranno d'accordo sulle soluzioni politiche del Centro, ma non credo che sia questo il punto.
E' invece condiviso il bisogno di una poltica capace di mettereci nelle condizioni di avere una alternanza compiuta, con due schieramenti che rispettano le medesime regole e condividono i medesimi principi di base dello stato. Poi sulle politiche, ovviamente e naturalmente, ci si divide. Oggi non è così, l'operato di Berlusconi e della Lega sfacia, non crea nulla.
La strategia di Casini credo sia un contributo, ed io, essendo moderato, sto da quella parte. Ma mi piacerebbe che il Pd si mettesse nelle medesime condizioni.
A Chianciano ho visto tanti giovani, ho assaporato speranze, ho ascoltato ragionevolezza. Insomma: alle armi, cittadini, alle armi!!!!
lunedì 14 settembre 2009
mercoledì 2 settembre 2009
IL RITORNO..ALLA BARBARIE
Dopo un po' di ferie (un po' tante, a dire il vero, ma diciamo che me le sono meritate)riprendo ad aggiornare anche il mio blog.
Riparto con una risposta ad un intervento, che ho letto lunedì 1 settembre su La Tribuna di Treviso, a firma dell'onorevole della lega Nord Dussin, sul caso Feltri-Boffo.
Di seguito pubblico lo scritto dell'on Dussin e il mio commento, pubblicato oggi sempre da La Tribuna di Treviso.
VAI FELTRI, FACCI SOGNARE
di Luciano Dussin *
È il fatto del giorno: Feltri contro Boffo. Personalmente ritengo che il direttore del quotidiano «Il Giornale» abbia dato prova di essere un grande. E’ entrato a gamba tesa in una disputa che ormai logorava i più.
Da una parte Berlusconi martirizzato, per essersi attorniato di qualche bella ragazza, da chi intendeva creare lo scandalo per negargli in futuro quella verginità nei comportamenti che è richiesta ai futuri presidenti della Repubblica.
I primi a gioire per il terreno minato ai piedi di Berlusconi, proprio per impedirgli i primi passi verso quella presidenza, sono stati senza dubbio buona parte dei magistrati: va ricordato che il presidente della Repubblica è anche presidente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura).
C’é da chiedersi se alcuni magistrati vogliano evitare i ricordi e le intromissioni «subite» ai tempi del picconatore Cossiga?
Dall’altra, Dino Boffo, direttore dell’Avvenire, quotidiano dei vescovi, che, assieme alla stampa comunista, da mesi attua quello che certa magistratura si aspetta, vale a dire il logoramento politico-morale di Berlusconi.
Feltri ha contrattaccato ricordando a Boffo i suoi trascorsi giudiziari legati anche ai suoi comportamenti sessuali, e al direttore della vera Unità, parliamo di «Repubblica», ha ricordato che chi fa il moralizzatore dovrebbe esimersi dall’effettuare pagamenti in nero come invece sembra aver fatto.
Allora, mi sento di ringraziare Feltri, perché mi ha fatto sognare. Mi si sono presentati due ipotetici presidenti della Repubblica. Uno avvezzo a frequentazioni femminili, l’altro logoro per aver speso l’intera sua gioventù nel proporci il modello comunista che tanto ha affamato il mondo negli anni, e mi sono chiesto quali dei due avrei preferito. Ho scelto il primo.
E, vista la contingenza degli avvenimenti, ho cominciato a respingere con disprezzo tutti quelli che in queste ore hanno attaccato Feltri, e quasi beatificato il Boffo.
Tra questi, si sono espressi esponenti della chiesa cattolica che, ahimè, dimenticano che, parole della stessa Chiesa, l’omosessualità sia contro la vita e atto contro natura. Hanno difeso Boffo perché direttore dell’Avvenire, punto e basta. Contenti loro...
Ovviamente la politica è intervenuta sulla questione, hanno parlato quelli che vanno a rimorchio delle notizie degli altri. Non poteva mancare Franceschini, d’altronde i suoi maggiorenti non mancano mai alle eleganti marce gay, quindi come avrebbe potuto esimersi dal condannare Feltri. Incomprensibili gli uomini del Pdl che si sono indignati per la mancanza di eleganza e di riservato equilibrio manifestata da Feltri per quello che ha scritto.
Personalmente ringrazio chi ha dato prova di uscire dalle nebbie del compromesso, dagli equilibri di comodo, dal ciarpame di che vive per lo più da stipendiato dallo Stato e che si affanna affinché il sistema non abbia mai a soffrire...
Di questa gente i cittadini ne hanno le tasche piene, quindi, benvenuto a chi ha ancora il coraggio di dire la verità insopprimibile da qualunque ipocrita consapevole di esserlo.
* Parlamentare della Lega
BOFFO E DUSSIN
SCIACALLAGGIO SESSUALE
di Paolo Camolei
A fare da sfondo ai colpi di artiglieria pesante, che le trincee della politica italiana si scambiano attraverso gli scandali mediatici e che hanno oramai sfondato la linea-limite del buon senso civile, c’è da qualche tempo il richiamo a ridurre il livello della cosiddetta barbarie.
È barbarie la pubblicazione delle foto compromettenti del Presidente del Consiglio, viatico alle voci sul suo stile di vita libertino? È barbarie la lista delle dieci domande di «Repubblica», oggetto ora di un azione giudiziaria in sede civile da parte del Premier? È barbarie lo sciacallaggio intimidatorio a cui viene sottoposto il direttore del quotidiano della Cei «Avvenire»?
Ognuno, e purtroppo temo non esercitando la propria intelligenza ma più spesso imbracciando una bandiera, potrà dare le sue rispettabili risposte.
Ma tutti concordando sul fatto che, comunque la si veda, i toni andrebbero non solo abbassati, ma ricondotti su binari più congeniali ad un paese moderno e civile.
Ma se a cominciare questa rincorsa non solo al decoro quanto al buon senso dovrebbe essere per prima la politica, l’intervento pubblicato su questo giornale a firma dell’Onorevole Luciano Dussin non mi pare un bel segnale. Sorvolo sui toni da tifoso, perché ciascuno, giustamente, è libero di esprimere le proprie idee e di farlo, nei limiti del rispetto, con i toni che più gli piacciono.
Ma ricondurre tutto all’alternativa fra il machismo da pacche sulla spalla del Premier, che si circonda di belle e giovani donne, e una supposta omossessualità è il segnale di un preoccupante clima in cui l’agone della politica si è trasformato in una arena per gladiatori, dove si comincia a combattere sapendo che Cesare, allo sconfitto, offrirà il pollice verso e quindi tutti i colpi valgono, fino all’annullamento totale dell’avversario.
Non entro sul fatto se aver scritto di un decreto penale a carico di Boffo sia stato, da parte del «Il Giornale», un atto conforme non tanto all’etica quanto alla pratica del mestiere di giornalista, il cui compito è quello di informare.
Ma resto francamente amareggiato nel leggere un intervento, quello dell’onorevole Dussin, in cui prevale il gusto di utilizzare come argomento «contro» comportamenti, peraltro solo supposti, non tanto di rilevanza penale ma di natura sessuale (e su quest’ultima cosa mettere l’accento), che atterrebbero alla sfera del privato e, nel caso di un credente, alla sfera personalissima del rapporto fra sé e i propri convincimenti morali.
Il punto non credo sia distinguere i cavilli della vicenda privata di Berlusconi e quella di Boffo: semmai serve un stigmatizzazione forte, autorevole e condivisa, del metodo dello sputtamento intimidatorio, verso chiunque e comunque, perché in questi casi il mal comune non fa un mezzo gaudio, né può più valere l’orrendo teorema per cui se tutti sono colpevoli, allora non c’è mai nessun colpevole.
Dietro alla vicenda del documento pubblicato da «il Giornale», come concordano molti osservatori, c’è poi il lato oscuro della sua provenienza e compilazione, un lessico incerto e persino un po’ oscuro che offre il fianco alla quella specialità italiana che è la dietrologia.
Essendo convinto che più che per le sue supposte scappatelle il Premier andrebbe giudicato per l’azione di governo, sono altrettanto e assolutamente certo che le posizioni dell’«Avvenire» e del suo direttore riguardo alla politica dell’esecutivo sui respingimenti e sulle vicende personali del Presidente del Consiglio meriterebbero semmai, da chi si sente in titolo di darne, risposte circostanziate e di merito.
Vincono invece la denigrazione, il tentativo di calunniare (peraltro di cattivo gusto se come offesa si utilizza un anche solo supposto orientamento sessuale) e l’intimidazione, che diventano il lessico popolare di una politica di breve respiro, che si accontenta di compiacere la pancia dei propri elettori, incapace di affrontare con efficacia le esigenze reali del Paese, e quindi, anche se così può anche non apparire, drammaticamente lontana dalla gente e dai suoi bisogni.
Riparto con una risposta ad un intervento, che ho letto lunedì 1 settembre su La Tribuna di Treviso, a firma dell'onorevole della lega Nord Dussin, sul caso Feltri-Boffo.
Di seguito pubblico lo scritto dell'on Dussin e il mio commento, pubblicato oggi sempre da La Tribuna di Treviso.
VAI FELTRI, FACCI SOGNARE
di Luciano Dussin *
È il fatto del giorno: Feltri contro Boffo. Personalmente ritengo che il direttore del quotidiano «Il Giornale» abbia dato prova di essere un grande. E’ entrato a gamba tesa in una disputa che ormai logorava i più.
Da una parte Berlusconi martirizzato, per essersi attorniato di qualche bella ragazza, da chi intendeva creare lo scandalo per negargli in futuro quella verginità nei comportamenti che è richiesta ai futuri presidenti della Repubblica.
I primi a gioire per il terreno minato ai piedi di Berlusconi, proprio per impedirgli i primi passi verso quella presidenza, sono stati senza dubbio buona parte dei magistrati: va ricordato che il presidente della Repubblica è anche presidente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura).
C’é da chiedersi se alcuni magistrati vogliano evitare i ricordi e le intromissioni «subite» ai tempi del picconatore Cossiga?
Dall’altra, Dino Boffo, direttore dell’Avvenire, quotidiano dei vescovi, che, assieme alla stampa comunista, da mesi attua quello che certa magistratura si aspetta, vale a dire il logoramento politico-morale di Berlusconi.
Feltri ha contrattaccato ricordando a Boffo i suoi trascorsi giudiziari legati anche ai suoi comportamenti sessuali, e al direttore della vera Unità, parliamo di «Repubblica», ha ricordato che chi fa il moralizzatore dovrebbe esimersi dall’effettuare pagamenti in nero come invece sembra aver fatto.
Allora, mi sento di ringraziare Feltri, perché mi ha fatto sognare. Mi si sono presentati due ipotetici presidenti della Repubblica. Uno avvezzo a frequentazioni femminili, l’altro logoro per aver speso l’intera sua gioventù nel proporci il modello comunista che tanto ha affamato il mondo negli anni, e mi sono chiesto quali dei due avrei preferito. Ho scelto il primo.
E, vista la contingenza degli avvenimenti, ho cominciato a respingere con disprezzo tutti quelli che in queste ore hanno attaccato Feltri, e quasi beatificato il Boffo.
Tra questi, si sono espressi esponenti della chiesa cattolica che, ahimè, dimenticano che, parole della stessa Chiesa, l’omosessualità sia contro la vita e atto contro natura. Hanno difeso Boffo perché direttore dell’Avvenire, punto e basta. Contenti loro...
Ovviamente la politica è intervenuta sulla questione, hanno parlato quelli che vanno a rimorchio delle notizie degli altri. Non poteva mancare Franceschini, d’altronde i suoi maggiorenti non mancano mai alle eleganti marce gay, quindi come avrebbe potuto esimersi dal condannare Feltri. Incomprensibili gli uomini del Pdl che si sono indignati per la mancanza di eleganza e di riservato equilibrio manifestata da Feltri per quello che ha scritto.
Personalmente ringrazio chi ha dato prova di uscire dalle nebbie del compromesso, dagli equilibri di comodo, dal ciarpame di che vive per lo più da stipendiato dallo Stato e che si affanna affinché il sistema non abbia mai a soffrire...
Di questa gente i cittadini ne hanno le tasche piene, quindi, benvenuto a chi ha ancora il coraggio di dire la verità insopprimibile da qualunque ipocrita consapevole di esserlo.
* Parlamentare della Lega
BOFFO E DUSSIN
SCIACALLAGGIO SESSUALE
di Paolo Camolei
A fare da sfondo ai colpi di artiglieria pesante, che le trincee della politica italiana si scambiano attraverso gli scandali mediatici e che hanno oramai sfondato la linea-limite del buon senso civile, c’è da qualche tempo il richiamo a ridurre il livello della cosiddetta barbarie.
È barbarie la pubblicazione delle foto compromettenti del Presidente del Consiglio, viatico alle voci sul suo stile di vita libertino? È barbarie la lista delle dieci domande di «Repubblica», oggetto ora di un azione giudiziaria in sede civile da parte del Premier? È barbarie lo sciacallaggio intimidatorio a cui viene sottoposto il direttore del quotidiano della Cei «Avvenire»?
Ognuno, e purtroppo temo non esercitando la propria intelligenza ma più spesso imbracciando una bandiera, potrà dare le sue rispettabili risposte.
Ma tutti concordando sul fatto che, comunque la si veda, i toni andrebbero non solo abbassati, ma ricondotti su binari più congeniali ad un paese moderno e civile.
Ma se a cominciare questa rincorsa non solo al decoro quanto al buon senso dovrebbe essere per prima la politica, l’intervento pubblicato su questo giornale a firma dell’Onorevole Luciano Dussin non mi pare un bel segnale. Sorvolo sui toni da tifoso, perché ciascuno, giustamente, è libero di esprimere le proprie idee e di farlo, nei limiti del rispetto, con i toni che più gli piacciono.
Ma ricondurre tutto all’alternativa fra il machismo da pacche sulla spalla del Premier, che si circonda di belle e giovani donne, e una supposta omossessualità è il segnale di un preoccupante clima in cui l’agone della politica si è trasformato in una arena per gladiatori, dove si comincia a combattere sapendo che Cesare, allo sconfitto, offrirà il pollice verso e quindi tutti i colpi valgono, fino all’annullamento totale dell’avversario.
Non entro sul fatto se aver scritto di un decreto penale a carico di Boffo sia stato, da parte del «Il Giornale», un atto conforme non tanto all’etica quanto alla pratica del mestiere di giornalista, il cui compito è quello di informare.
Ma resto francamente amareggiato nel leggere un intervento, quello dell’onorevole Dussin, in cui prevale il gusto di utilizzare come argomento «contro» comportamenti, peraltro solo supposti, non tanto di rilevanza penale ma di natura sessuale (e su quest’ultima cosa mettere l’accento), che atterrebbero alla sfera del privato e, nel caso di un credente, alla sfera personalissima del rapporto fra sé e i propri convincimenti morali.
Il punto non credo sia distinguere i cavilli della vicenda privata di Berlusconi e quella di Boffo: semmai serve un stigmatizzazione forte, autorevole e condivisa, del metodo dello sputtamento intimidatorio, verso chiunque e comunque, perché in questi casi il mal comune non fa un mezzo gaudio, né può più valere l’orrendo teorema per cui se tutti sono colpevoli, allora non c’è mai nessun colpevole.
Dietro alla vicenda del documento pubblicato da «il Giornale», come concordano molti osservatori, c’è poi il lato oscuro della sua provenienza e compilazione, un lessico incerto e persino un po’ oscuro che offre il fianco alla quella specialità italiana che è la dietrologia.
Essendo convinto che più che per le sue supposte scappatelle il Premier andrebbe giudicato per l’azione di governo, sono altrettanto e assolutamente certo che le posizioni dell’«Avvenire» e del suo direttore riguardo alla politica dell’esecutivo sui respingimenti e sulle vicende personali del Presidente del Consiglio meriterebbero semmai, da chi si sente in titolo di darne, risposte circostanziate e di merito.
Vincono invece la denigrazione, il tentativo di calunniare (peraltro di cattivo gusto se come offesa si utilizza un anche solo supposto orientamento sessuale) e l’intimidazione, che diventano il lessico popolare di una politica di breve respiro, che si accontenta di compiacere la pancia dei propri elettori, incapace di affrontare con efficacia le esigenze reali del Paese, e quindi, anche se così può anche non apparire, drammaticamente lontana dalla gente e dai suoi bisogni.
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